terça-feira, 15 de maio de 2007


BRAVO MARCELO MASTROIANNI !!!

(1924 - 1996)

Marcello Mastroianni nasce a Fontana Liri, in provincia di Frosinone, il 28 settembre 1924.
Attore italiano per eccellenza, di sicuro il più noto del cinema internazionale nei tre decenni seguiti alla guerra, giunge alla fama quietamente, a differenza di altri della sua generazione. Comparsa cinematografica tra il ‘38 e il ‘43, iscrittosi al Centro Universitario Teatrale al termine delle ostilità belliche, ottiene una prima affermazione in teatro, nel ruolo di protagonista di "Un tram che si chiama desiderio" (1948, regia di Luchino Visconti). Al cinema, azzecca la parte del giovanotto simpatico ed estroverso ne "Le ragazze di Piazza di Spagna" (1951) di Luciano Emmer: dipoi, vieppiù trova la giusta misura accanto a Sophia Loren in "Peccato che sia una canaglia" (1954), commedia garbata ed elegante diretta da Alessandro Blasetti. Ne "I soliti ignoti" (1958) di Mario Monicelli conferma la propria bravura nel registro comico-farsesco, ma la svolta della sua carriera arriva con "La dolce vita" (1960), epocale pellicola di costume che segna pure l'inizio d'un lungo e fortunato sodalizio artistico con Federico Fellini.
Sorta di alter ego del regista riminese e maschera che esprime alla perfezione "le velleità d'una società in fase di trasformazione", il Nostro sarà ugualmente convincente nel mirabile "Otto e mezzo" (1962), forse l'esito più alto raggiunto da Fellini. Frattanto, poliedrico come pochi, Mastroianni torna al grottesco per "Divorzio all'italiana" (1961) di Pietro Germi, ove inventa i tratti di quel barone Cefalù che lo renderà celeberrimo in tutto il mondo. Nuovi stimoli gli offriranno, nel tempo, cineasti del calibro di Marco Ferreri ("Break-up", 1965; "La cagna", 1972; "La grande abbuffata", 1973; "Non toccare la donna bianca", 1974; "Storia di Piera", 1983), Ettore Scola ("Una giornata particolare", 1977; "La terrazza", 1980; "Il mondo nuovo", 1982) i fratelli Taviani ("Allonsanfan", 1974), Marco Bellocchio ("Enrico IV", 1984), ancora Monicelli ("Le due vite di Mattia Pascal", 1985). Negli ultimi anni della sua attività, le occasioni migliori gli provengono dal cinema internazionale: da "Il volo" (1986) di Thodoros Anghelopoulos allo stupendo "Oci ciornie" (1987) di Nikita Michalkov, da "Pret-à-porter" (1994) di Robert Altman al presago "Viaggio all'inizio del mondo" (1996) di Manoel de Oliveira, si dipartono gli ultimi fuochi di un interprete geniale e malinconico, gioviale eppur ritroso. Infine, le immagini intense e commoventi di "Mi ricordo, sì, io mi ricordo" (1997) - sorta di confessione testamentaria filmata a mo' di epicedio dalla sua ultima compagna Anna Maria Tatò - costituiscono impagabile commiato da una figura somma, insieme familiare e straordinaria, della cinematografia nostrana.
Muore a Parigi il 19 dicembre 1996.